Ho letto con diversi mesi di ritardo l’ultimo Eymerich di Valerio Evangelisti. Io sono un fedele lettore dei libri di questo scrittore e in particolare della serie dedicata a questo sconcertante personaggio, che è arrivato qui – se non sbaglio – alla sua tredicesima impresa.
Si potrebbe pensare che dopo tanti libri a lui dedicati l’autore abbia inserito il pilota automatico, che se la sia cavata con il solo consumato mestiere. Invece non è così, il suo odioso ma irresistibile eroe non ha perso il suo smalto, la vicenda e l’ambientazione interessano e appassionano ancora e continuano ad avere molto da dire anche rispetto ai tempi che stiamo vivendo. Gli anni e i mali fisici che il suo autore ha attraversato non hanno evidentemente appannato le sue capacità di costruttore di robuste storie fantastiche e nello stesso tempo maledettamente reali e attuali. Lo sfacelo della Roma del Milletrecento, l’atmosfera marcia e funerea che vi si respirava, il cinico mondo del potere e quello del popolo inferocito, idolatra e ottuso sono tratteggiati con grande efficacia e sapienza e non si dimenticano. Certo, l’autore si sarà sicuramente documentato con l’acribia dello storico, però introdurre via via, far crescere e respirare il quadro generale attraverso i vari passaggi dell’azione e con tanti vividi particolari, tutto questo è bravura del romanziere.
E poi ci sono le irruzioni quantistiche e cosmiche, la comicità, l’ironia feroce e il freddo furore. E ci sono anche le molte apparizioni di Caterina da Siena (uno dei bersagli preferiti dell’autore), che sono sempre irresistibili.