Un’intervista a Valerio Evangelisti, e altro

Un’intervista radiofonica a Valerio Evangelisti, su Rex Tremendae Maiestatis ma non solo, è stata fatta dallo scrittore siciliano Massimo Maugeri, per conto di Radio Hinterland. E’ ascoltabile quiqui e qui (nell’ultimo caso con scaricamento dell’MP3). Maugeri gestisce il noto lit-blog Letteratitudine.

Il 13 febbraio Luigi Luminati, del Quotidiano Nazionale, ha intervistato Evengelisti sul suo ultimo romanzo. Ecco il testo dell’intervista:

Lo spietato, crudele Eymerich deve morire Dopo sedici anni e dieci romanzi Valerio Evangelisti ‘uccide’ il suo personaggio Dopo sedici anni e dieci romanzi, Valerio Evangelisti ha deciso che il suo inquisitore, Nicolas Eymerich, doveva morire. Perché?

«Vuole la verità? Non ero sicuro di andare avanti ancora. Ero malato, non sapevo quanto tempo avrei avuto. Siccome le saghe che lasciano il segno sono quelle che hanno una conclusione, in “Rex tremendae maiestatis” (Mondadori Strade blu), ho voluto dare una conclusione alla vicenda. Ho ripreso alcuni temi dei romanzi precedenti e compimento alla storia di Eymerich».

Quanto ha pesato la sua malattia su questo romanzo?

«Molto, in senso positivo. Diciamo che ho usato la mia malattia, un linfoma, a fini creativi. Nella storia attribuisco ad Eymerich molti dei sintomi negativi che stavo vivendo. Alla fine ne siamo usciti sia io che lui».

E’ la conferma di una immedesimazione tra autore e personaggio?

«Eymerich, non da oggi, è una parte di me. In “Rex tremendae maiestatis” c’è la descrizione della sua difficile infanzia, il lato femminile. In realtà ho scritto questo romanzo senza sapere dove andavo a parare».

La scrittura le ha dato forza?

«Certamente, soprattutto mi ha permesso di evadere. Io sono sempre stato un grande viaggiatore (Evangelisti in inverno lascia Bologna e vive in Messico, ndr), invece ero costretto in casa. Così ho potuto viaggiare con la scrittura. E questo mi ha aiutato tantissimo a superare i momenti più duri».

Come Salgari?

«Esatto, lui viaggiava tanto con l’immaginazione. Io ho fatto lo stesso. E’ stata la medicina più sicura, almeno per l’anima».

Eymerich non tornerà più?

«Diciamo che nel finale ho lasciato uno spiraglio. D’altra parte non ho un atteggiamento alla Conan Doyle, che si era stancato del suo personaggio. Credo che sentiremo parlare di Eymerich ancora, soprattutto come personagio multimediale. Stanno preparando un videogioco su di lui. Sarà il primo con testo anche in latino».

Si parlava anche di un film.

«Hanno acquistato i diritti ma non si è mai fatto. Rimane comunque un personaggio apprezzato, questo libro è alla terza ristampa, il primo è un longsellers da 16 anni. Ho molti lettori giovani, tanti studenti universitari».

Merito della scelta della letteratura fantastica?

«Un genere che ha tanti meriti, che permette di parlare dell’oggi. La fantascienza ha anticipato 40-50 anni fa il mondo che viviamo adesso.»

Controllo sociale e manipolazione dell’immaginario collettivo.

«I romanzi sono ambientati nel passato e nel futuro. Ma parlano dell’oggi. Abbiamo politici che possono mentire tranquillamente, dire bugie evidenti e così influire sull’opinione pubblica, sull’immaginario collettivo».

Ma si può controllare la massa nonostante i molteplici strumenti di comunicazione?

«Quando gli strumenti sono tantissimi è come se non ci fossero. Una volta si sapeva che i lettori dei giornali, pur essendo una minoranza, erano avvertiti di quello che leggevano. Ora tra tv e internet si accavallano le notizie e non si capisce più nulla. E lo dico io che con il computer vivo in simbiosi. L’unico rimedio restano i vecchi classici libri cartacei».

La Sicilia delle baronie del ‘300 assomiglia a quella di oggi.

«Mi pare di essere stato esplicito, scrivendo che allora c’era gente che cambiava schieramento al di là di ogni idea. E’ la Sicilia di oggi. Ma non vale solo lì».

Goffredo Fofi scrisse di Eymerich come “il più importante personaggio letterario” degli ultimi lustri.

«Forse ha cambiato idea, visto che ha criticato la violenza di altri miei romanzi come “Noi saremo tutto” sui gangster. Comunque io insisto e sto scrivendo un lungo romanzo che collegherà “Antracite” a “Noi saremo tutto” sulla nascita del movimento operaio negli Stati Uniti, attraverso le storie degli anarco-libertari».

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